Giovani in festa per la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis
Una giornata che resterà impressa nei cuori di migliaia di persone: così è stata vissuta la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, due figure che la Chiesa oggi riconosce come Santi, ma che soprattutto continuano a parlare con forza ai giovani e al nostro tempo.
Due volti diversi, uniti da una stessa passione: l’amore per Cristo e per i fratelli. Frassati, il giovane torinese che seppe intrecciare fede, amicizie, studio e impegno sociale, mettendo sempre i poveri al centro della sua vita. Acutis, il ragazzo della porta accanto, capace di usare internet come strumento di evangelizzazione e di ricordarci che l’Eucaristia è davvero la “sua autostrada per il Cielo”.
Con l' AC diocesana di Lucca tra i tanti presenti, anche un gruppo di giovani - giovanissimi insieme agli amici e amiche dell’Azione Cattolica della diocesi di Massa Carrara Pontremoli, che hanno condiviso la gioia di una Chiesa viva, giovane e universale. Ma a colpire è stata soprattutto la straordinaria e numerosa presenza di tutta l’Azione Cattolica proveniente dalle diocesi italiane, riconoscibile nei colori, nei canti, nei sorrisi e nella testimonianza gioiosa: un popolo che cammina unito nella fede e che ha voluto stringersi attorno ai nuovi Santi.

I giornali hanno stimato la presenza di 80 mila persone. Ma per chi era lì, la realtà è apparsa ben diversa: piazza San Pietro era strapiena, così come tutta via della Conciliazione fino in fondo. Una folla immensa, radunata per vivere un momento di grazia e di gioia collettiva.
Papa Leone XIV è stato generosissimo alla fine, passando tra la folla esultante, stringendo mani, sollevando bambini e sorridendo con quel sorriso che sta diventando familiare per tutti noi. Un gesto semplice e insieme straordinario, che ha reso ancora più vivo e vicino il clima di festa.
Papa Leone XIV ha voluto sottolineare anche un messaggio di pace, ricordando che: «Dio non vuole la guerra, vuole la pace, e sostiene chi si impegna a uscire dalla spirale dell’odio e a percorrere la via del dialogo». Parole che hanno dato respiro universale a un evento già così ricco di significato.
Il messaggio che arriva da questa giornata è chiaro: la vera felicità non sta nella comodità, ma nel dono di sé. Il Vangelo non si vive “domani”, ma “oggi”. E la santità non è riservata a pochi, ma è una possibilità per tutti.
Come ricordava Pier Giorgio con il suo celebre motto, “Verso l’alto!”, i giovani sono chiamati a non accontentarsi di una vita in “bassa quota”, ma a cercare il senso pieno della propria esistenza nella fede, che dona libertà e speranza.
Un entusiasmo che ora diventa responsabilità: portare nel quotidiano la luce di questi due nuovi Santi, che con la loro vita hanno acceso la fiamma di una Chiesa più luminosa, più giusta, più umana.
La mano tremante e l'esercito silenzioso
C'è un amore che non ha bisogno di parole, che si muove nell'ombra e si rivela solo quando tutto tace. Quello di Pier Giorgio Frassati era un amore così.
Mentre una malattia inesorabile spegneva la sua giovane vita, la sua anima compiva l'ultimo, più luminoso atto. La sua mano, resa debole e tremante dalla paralisi, verga un messaggio che non è un lamento, ma un'ultima missione di carità: una ricetta per un bisognoso, un pensiero per chi era più debole di lui.
Quel biglietto, scoperto troppo tardi, era la chiave per comprendere il mistero della sua morte e, soprattutto, della sua vita.
Il giorno del suo funerale, il segreto divenne manifesto. Non furono i notabili della città a rendergli omaggio, ma un popolo di dimenticati che, in lacrime, salutava l'unico che non li aveva mai dimenticati. Non conoscevano il suo cognome, ma avevano impresso nel cuore il suo volto.
Pier Giorgio se ne andò in silenzio, lasciando dietro di sé il "rumore" assordante del bene che aveva compiuto di nascosto.
Con un articolo, siamo sul settimanale regionale della Cet "Toscana Oggi" e sul settimanale diocesano "In Cammino".









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